LA DIRETTIVA UE E IL QUADRO ITALIANO

Il Parlamento europeo ha ufficialmente approvato la Direttiva Case Green con l'obiettivo di limitare le emissioni di gas serra e il consumo energetico entro il 2030, al fine di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. La Direttiva, che riguarda edifici pubblici e privati, proibisce gli incentivi legati all'utilizzo di fonti fossili a partire dal 2024 e stabilisce che le nuove costruzioni siano a emissioni zero entro il 2028 (o 2026 per quelle pubbliche o a gestione pubblica). La normativa illustra anche un piano graduale di decarbonizzazione per gli edifici preesistenti.

La Direttiva stabilisce le linee guida che ciascun Paese membro dell'Unione europea dovrà adottare per definire le misure necessarie a conseguire gli obiettivi climatici all'interno dei rispettivi piani nazionali di ristrutturazione. Alla base di questa linea d’indirizzo, i risultati dell'analisi della Commissione Europea, secondo la quale gli edifici dell'UE sono responsabili del 40% del consumo energetico complessivo e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra.

La normativa sottolinea anche che per migliorare l'efficienza energetica degli edifici non si può fare affidamento esclusivamente sulle prestazioni dei nuovi immobili. I Paesi membri devono assicurarsi che il 55% della riduzione del consumo di energia primaria sia ottenuto attraverso il miglioramento delle performance egli edifici più energivori, che costituiscono complessivamente il 43% delle proprietà meno recenti.

In Italia, tali edifici sono circa 12 milioni, di cui 5 milioni in condizioni critiche: stando ai dati ENEA, infatti, il 51,8% degli edifici italiani attuali appartiene alle classi energetiche F e G.

Tuttavia, la Direttiva prevede alcune esenzioni: gli immobili soggetti a vincoli, gli edifici religiosi, quelli temporanei, le strutture destinate all'agricoltura e le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all'anno potranno essere esclusi dalle ristrutturazioni per l’efficientamento.

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